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Tumore delle vie biliari, terapia aumenta la sopravvivenza a 3 anni

Farmaci Redazione DottNet | 23/04/2024 19:13

Immunoterapia più chemioterapia raddoppia il tasso a lungo termine

I risultati dello studio di Fase III TOPAZ-1 dimostrano che il farmaco immunoterapico durvalumab in combinazione con la chemioterapia ha prodotto un beneficio clinicamente significativo di sopravvivenza globale a lungo termine a tre anni nei pazienti con tumore delle vie biliari avanzato.     I risultati dello studio, che rappresentano il più esteso follow-up di sopravvivenza mai riportato in uno studio globale randomizzato di Fase III in questo setting, sono stati presentati nel corso della Cholangiocarcinoma Foundation Conference 2024 a Salt Lake City in Usa.  A più di tre anni, i risultati dimostrano che durvalumab più chemioterapia ha ridotto il rischio di morte del 26% rispetto alla sola chemioterapia.   Più del doppio dei pazienti con il regime a base di durvalumab era vivo a tre anni rispetto alla sola chemioterapia (14,6% rispetto a 6,9%).

  "Il tumore delle vie biliari è una patologia rara ma in costante crescita, con circa 5.400 nuovi casi stimati ogni anno in Italia - spiega Carmine Pinto, Direttore dell'Oncologia Medica del Comprehensive Cancer Centre, AUSL-IRCCS di Reggio Emilia -. Non esistono test di screening o esami diagnostici di routine in grado di identificare la malattia in fase iniziale, quando è ancora possibile un'asportazione chirurgica. Le difficoltà legate alla mancanza di sintomi specifici conducono troppo spesso a diagnosi in fase avanzata. Solo circa il 30% dei pazienti è candidato alla chirurgia. Per i pazienti con malattia avanzata, che non possono essere operati o con metastasi, oggi abbiamo una nuova possibilità terapeutica: combinare l'immunoterapia con durvalumab alla chemioterapia con cisplatino e gemcitabina, che ha rappresentato il regime utilizzato da oltre un decennio. I dati aggiornati dello studio TOPAZ-1, con un più lungo follow-up, mostrano a 3 anni una riduzione del 26% del rischio di morte per i pazienti con tumore delle vie biliari in stadio avanzato trattati con durvalumab e chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia, con il doppio dei pazienti viventi. Un progresso particolarmente significativo in un setting di patologia neoplastica in cui la prognosi è storicamente sfavorevole. Questi risultati rafforzano il beneficio a lungo termine della combinazione comprendente l'immunoterapia come standard di cura in prima linea per i pazienti con malattia avanzata. Dopo oltre un decennio senza reali progressi, anche per i pazienti con tumori delle vie biliari abbiamo un miglioramento in termini di possibilità di sopravvivenza, un risultato molto importante mai ottenuto finora".

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"Il miglioramento portato dal durvalumab nei dati di sopravvivenza a tre anni in pazienti con tumore delle vie biliari avanzato è una buona notizia - afferma Paolo Leonardi, Presidente Associazione Pazienti Italiani Colangiocarcinoma (APIC) - e un risultato che accresce la speranza nella ricerca delle cure per i pazienti con questi tumori rari e difficili da trattare. Il percorso che porta alla diagnosi è troppo spesso tardivo, rendendo ancor più drammatica la vita delle persone che la ricevono. Due cose ci sembrano fondamentali: che si diffonda la conoscenza della malattia, così che si arrivi a sospettarla prima, e che chi ha una diagnosi di colangiocarcinoma sia indirizzato precocemente a centri di riferimento, dove è possibile una presa in carico completa da parte di un team multidisciplinare dedicato, in grado di definire al meglio il percorso diagnostico e terapeutico".   Il tumore delle vie biliari (BTC) è un gruppo di tumori gastrointestinali (GI) raro e aggressivo che si forma nelle cellule delle vie biliari (colangiocarcinoma), cistifellea o ampolla di Vater (la sede in cui i dotti biliare e pancreatico si collegano all'intestino tenue). Circa 50.000 persone negli Stati Uniti, Europa e Giappone, e 210.000 a livello mondiale presentano una diagnosi di BTC ogni anno. 
  

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